Descrizione
Cento canti, sempre in terzina dantesca, endecasillabo a rima incatenata, su argomenti nuovi per la Commedia e altrettanto vari e validi per l’essere umano
Cento canti che riguardano anche la situazione attuale del pianeta dal punto di vista umano, cioè corpo, mente, anima e spirito. Con proiezioni verso un futuro compatibile con l’attuale e profonda crisi del pianeta Terra. Con una presentazione-prefazione molto esplicativa su ciò che sta accadendo sul pianeta anche in sede umana-sociale.
A tutti coloro che si sono dilettati nella commedia, attratti dai miei primi vivaci cento canti e pertanto a tutti gli umani che mi vogliono bene. Hanno seguito, durante lo scorrere del tempo, con pazienza e perseveranza, il mio lungo e complesso iter nei vari e tipici momenti di elaborazione delle mie intuizioni, sensazioni e lampi di creatività, vissuti soprattutto in certi stati di coscienza modificata.
Un ringraziamento particolare a mia moglie, mirabile per la sua pazienza nel seguirmi lungo i percorsi della fantasia e della creatività, ai figli e nipoti e a tutte le persone amiche che mi hanno sopportato nei miei momenti di isolamento dal mondo esterno, per darmi il tempo di concentrarmi meglio lungo le ampie e diuturne visioni dell’inventiva e della realtà in tutti i suoi aspetti anche contradditori.
Un ricordo particolare e affettuoso anche per tutti coloro che, pur a me vicini, troppo aderenti alla realtà pratica di tutti i giorni, non hanno ancora iniziato e compreso il lungo viaggio verso la spiritualità autentica, per la fusione del Tutto in Uno e dell’Uno in Tutto.
Ricordiamo sempre questo pensiero di anonimo: “Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.
Mi piacerebbe, miei amici cari
potervi rintracciar ancor di nuovo,
chè gli argomenti sono tanti e vari.
A dir la verità io mi ci provo
e tutti insieme affrettiam lo passo
tra visi amici che di già ritrovo
e altri rintracciati molto in basso
stanchi d’una vita troppo amara
perché più d’uno è rimasto lasso,
in una crisi d’amarezza rara,
in una crisi di continua frode,
ove qualcuno alla fin si spara.
E più nessun con l’alma che gli rode,
in mezzo al disastro delle genti
che non ce la fan più tra tante prove
e così piene di grane contingenti
da essere sul punto di scoppiare,
da essere tra i grandi sofferenti
nell’alma soprattutto da colmare
di nuove idee e progetti veri,
di tutto ciò che la fa salvare
da tutti quei momenti tristi e neri
nei quai da tempo è sempre più sommersa
trovando sol figuri rudi e alteri
che sentono la vita ben diversa
e specie nell’imbroglio ci san fare
scovando l’infelice in via traversa,
un ottantenne, lento in camminare
che con sé porta un povero borsello
con qualche soldo preso nel vagare
di strada in strada, quand’il tempo è bello.
La tecnica diciam dello sgambetto
E l’infelice cade non più snello.
(inizio della Presentazione)