Descrizione
Prefazione
Ci giunge, preciso e rapido come una relazione di servizio, il resoconto di Domenico Tiberio.
Il pregio di Legalità, retaggio di famiglia sta nel tratteggiare in modo antiretorico, ma in maniera quanto più esatta, il lavoro che si svolge ogni giorno nella Polizia di Stato.
Domenico Tiberio ne ha percorso i gradini sino a diventare Commissario del ruolo Funzionari e di ciò reca il giusto orgoglio.
Egli vanta una rimarchevole esperienza non solo e non tanto per essere stato per tanti e tanti anni – ciò non vuole dire nulla a ben vedere – in quella che viene comunemente definita intra moenia l’Amministrazione (termine dal sapore vagamente kafkiano e minaccioso), ma per averne conosciuto in modo approfondito i suoi molteplici aspetti.
Ciò che mi pare di poter dire è che il nostro Tiberio abbia realizzato in massimo grado la missione della Polizia nel modo in cui si è venuta configurando negli ultimi anni e cioè essere vicini alle donne e agli uomini che in questa Nazione vivono.
Posso assicurare, per esservi stato anch’io a lungo, che i residui di una vecchia mentalità portata ad approcciarsi al cittadino in modo diverso, se non propriamente opposto, sono rimasti a lungo all’interno dell’Amministrazione, cosa non priva di effetti nella quotidianità, data la contraddizione difficile da gestire fra le esigenze dei tempi e quella mentalità, soprattutto quando di essa erano permeati i gradi superiori.
Colui che leggerà queste rapide note avrà modo di apprezzare la sua consapevolezza dell’esigenza da me citata e cioè di un approccio ai cittadini scevro da arroganza e da sospetto preconcetto.
D’altra parte, i tempi di pandemia vissuti e che stiamo tuttora vivendo hanno messo in piena evidenza tutto questo, perché quelli che vi lavorano hanno dovuto farsi carico anche di esigenze diverse. Nel Paese in sofferenza, la Polizia ha fatto la sua parte.
Malgrado sia stato coinvolto in atti di indubbio coraggio e sprezzo del pericolo, come narra, a Tiberio manca, ed è un bene, qualsiasi atteggiamento da giustiziere. Anzi egli ricorda che il successo autentico della Polizia e di tutte le forze dell’ordine è quello che non si vede, è il male che non si è fatto, il reato che non si è commesso.
I testi come quelli di Tiberio sono utili per aggredire il duplice tipo di pregiudizio che, detto fuori dai denti, serpeggia talora fra la gente: da un lato si reputa il poliziotto uno sgherro svelto di mano e a cui le leggi garantiscono impunità, e dal lato opposto, sempre più diffuso in questi tempi, che la Polizia sia un’istituzione con le mani legate da maligni poteri, con il risultato che le sarebbe interdetta ogni efficace azione, come se l’attività del poliziotto sia solo quella di bastonare manifestanti per partito preso, ovvero mettere mano alle armi in ogni situazione.
Tiberio ci dice proprio il contrario e lo scrive nel suo testo, dopo averlo dimostrato con la sua attività pluridecennale.
Tiberio infine, riesce a rendere la quotidianità del lavoro negli uffici della Polizia e l’indubbio sacrificio delle proprie esigenze personali, che ne è conseguenza.
Ma lo fa senza lamentarsi, senza inutili recriminazioni. Come ogni vero poliziotto fa.
Roberto Rossetti
Novembre 2020